1.- Premessa
La fine della Guerra Fredda ha notoriamente favorito la nascita di "aree di crisi a livello regionale", a molte delle quali è direttamente interessato il Dipartimento Militare Marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto che ha base a Taranto.
La nuova esigenza operativa lascia prevedere assai poco probabile la completa dismissione delle Isole Cheradi da parte della Marina Militare che, anche nel medio-lungo termine, continuerà a necessitare di spazi per lo sviluppo di strutture, installazioni e servizi idonei al supporto di attività operative, non sempre prevedibili, per il comando, il controllo e il coordinamento di uomini e di mezzi; attività che trovano il terreno ideale al loro sviluppo soprattutto su isole, preferibilmente adiacenti alle basi navali.
Non si può comunque escludere, a priori, che San Paolo, la più piccola delle due Cheradi, valutata la meno adatta ad un futuro sviluppo di attività militari, una volta che avrà perso l'attuale validità logistico-operativa, possa essere dismessa; se non subito, quanto meno a breve-medio termine.
Pertanto questo studio, oltre ad esaminare con visione multidisciplinare i principali aspetti ambientali delle isole al fine di offrire un contributo alla loro conoscenza, fornisce indicazioni di ampio respiro per la eventuale destinazione "non militare" di San Paolo di cui da tempo si occupano gli organi di stampa
2.- Considerazioni
E' comprensibile che le isole Cheradi accendano da tempo propositi di sfruttamento economico, grazie alla loro posizione geografica, alla loro estensione (San Pietro, 117 ettari; San Paolo, 5 ettari) e alla presenza di una grande pineta su San Pietro.
Si sente spesso parlare di progetti di villaggi turistici, di costruzioni di grandi alberghi, di casinò; si tratta di progetti potenzialmente capaci di una notevole promozione turistica che potrebbero anche attirare investimenti cospicui, ma che offirebbero ai cittadini solo i vantaggi della creazione di alcuni posti di lavoro quali camerieri, giardinieri o portieri; non garantirebbero la necessaria gestione equilibrata del territorio e dell'ambiente; peggiorebbero la situazione già precaria dei Mari di Taranto, incrementando una antropizzazione incontrollata anche sulle isole, come è già avvenuto sulle coste della Provincia ionica.
Attualmente, solo la generale "sensazione" che San Pietro non potrà essere dismessa perchè sede di insediamenti militari utilizzati ed operativamente validi anche nel futuro, impedisce che gli entusiasmi per le idee dianzi indicate escano dalla sfera del "possibile" e si concretizzino in vere e proprie proposte progettuali che non avrebbero in ogni caso alcun fondamento di fattibilità.
Può infatti avere una qualche validità solamente la ipotesi di utilizzazione di San Paolo, tenendo presente che anche di quest'isola la dismissione da parte degli organi governativi competenti è solo probabile e non certa.
Ed è in questa ottica che è apparso opportuno disegnare un'idea di progetto che possa essere di pubblica utilità ed allontanare propositi meramente speculativi
2.1-Turismo culturale
In antitesi alle ipotetiche utilizzazioni a sfondo esclusivamente turistico-commerciale ne esiste una potenzialmente ottimale che non si può neanche definire "innovativa" in quanto è stata già ampiamente attuata, dopo tradizionali ostitità ed iniziali contrasti dettati da egoismi e da vista corta, in numerose isole di piccole e di medie dimensioni in Italia e nei Paesi più lungimiranti: ci riferiamo alla utilizzazione quale "Area Naturale Protetta" sia dell'isola di San Paolo che delle zone di mare di idonea estensione attorno ad essa, in cui promuovere preminentemente turismo controllato, culturale ed ecologico ed attività didattiche e di ricerca marina e sperimentare una nuova convivenza dell'uomo con l'ambiente.
In merito alla tipologia del "turismo" a cui ci si riferisce si riporta in annesso A la "carta sull'etica del turismo e dell'ambiente", meritevole della più ampia divulgazione per i contenuti che racchiude, ricchi di universalità categorica, redatta da un gruppo di lavoro internazionale, di cui ha fatto parte il Prof. Mario Pavan dell'Università di Pavia, che ne ha consentito la stampa in questo elaborato.
Nel citato documento, tra l'altro, viene sottolineato che uno sviluppo disarmonico e mal programmato delle attività turistiche può danneggiare anche irrimediabilmente la natura, i monumenti ed il patrimonio culturale delle comunità, provocando l'autodistruzione dello stesso turismo che in tal modo viene meno alla sua ragion d'essere.
L'utilizzazione che si prospetta per San Paolo contempla un turismo culturale responsabile basato sulla conservazione e sulla valorizzazione del patrimonio globale di cui l'isola è ricca e costituisce una leva per conseguire lo sviluppo socio-economico reale e permanente e prospettive di lavoro di diversa qualificazione e quindi anche per laureati, diplomati e tecnici specializzati, costretti di solito nella nostra città solo ad ingrossare l'esercito dei disoccupati oppure ad emigrare.
2.2 -Le aree protette
Sulla tematica delle aree protette si sta impegnando l'intero Parlamento nazionale per favorire il rispetto e la tutela della natura e per porre un deciso freno alla locomotiva del perseguimento indiscriminato dello "sviluppo economico" che non tenga nel debito conto della salvaguardia dell'ambiente e conseguentemente della qualità della vita, producendo guasti spesso allarmanti che, a lungo andare, annullano inesorabilmente anche quei vantaggi economici raggiunti in modo dissennato.
Al riguardo peraltro è stata organizzata la Prima Conferenza Nazionale sulle Aree Naturali Protette <<Parchi, ricchezza italiana>>, a cura del Ministero dell'Ambiente, dal 25 al 28 settembre 1997, a Roma presso il Palazzo del Vittoriano, alla presenza del Capo dello Stato, dei Ministri interessati e delle Autorità capitoline, con la collaborazione degli Enti Parco, delle Regioni, delle Associazioni degli Enti Locali e delle Associazioni Ambientaliste; manifestazione alla quale è stata invitata a fornire la propria collaborazione anche la Fondazione Ammiraglio Michelagnoli.
In tale occasione è stata elaborata a cura dell'Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare una "guida", ricca di indirizzi e di contenuti che possono essere considerati un valido "schema" che sintetizza i principi base di concezione, di promozione e di utilizzazione delle aree marine protette nazionali e che si basa su un messaggio molto significativo che dovrebbe essere tenuto sempre presente: Il nostro futuro è nelle nostre mani. Non lasciamocelo sfuggire
2.3.-Le attività innovative
Oggi, non solo a Taranto, il problema preminente riguarda lo sviluppo di iniziative innovative volte a favorire la nascita di nuovi posti di lavoro orientati verso attività che perseguano uno sviluppo sostenibile con la salguardia dell'ambiente in generale e del mare in particolare e che investano sulla "conoscenza" e sul capitale umano giovanile qualificato di cui il nostro territorio è ricco.
La situazione ambientale odierna e le motivazioni della necessità di incrementare la conoscenza del mondo del mare e la promozione della ricerca marina (che si valuta che potrà offrire imprevedibili prospettive di progresso scientifico e di opportunità di "nuove professioni" e di nuova occupazione) sono riportate nell'annesso B che costituisce una sintesi degli scritti e delle idee dei seguenti autorevoli personaggi che si dedicano da tempo ai problemi della protezione del mare e delle coste:
- il Prof. Mario Pavan dell'Università di Pavia, ex Ministro dell'Ambiente e Presidente del Comitato Internazionale per la Conservazione della Natura promosso dal Consiglio d'Europa nei 42 Stati del Continente;
- il Dr. Matteo Baradà, ex Direttore Generale dell'Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare del Ministero dell'Ambiente.
I principi e le considerazioni di cui questi preziosi scritti sono ricchi non riguardano solo "gli altri" ma anche "tutti noi" e dovrebbero essere tenuti presente in ogni iniziativa importante da intraprendere, quindi anche nel decidere sulla utilizzazione dell'isola di San Paolo. Nell'interesse della Città e delle generazioni future.
3.- Caratteristiche delle Isole Cheradi
Al fine di sottolineare il valore globale delle Cheradi e dell'ambiente marino che le circonda, si ritiene opportuno riportare una sintesi delle principali caratteristiche, sviluppate scientificamente nei precedenti capitoli.
3.1-Caratteristiche fisiche
Le isole Cheradi (denominate San Pietro e San Paolo), delimitano, insieme a scogliere artificiali, il Mar Grande di Taranto.
a.-L'isolotto San Pietro
L'isolotto San Pietro è il più vasto; molto basso, irregolare, ha una superficie di circa 117 ettari, coperta da piante basse, da graminacee e da una estesa pineta; è circondato da bassi fondali che si estendono notevolmente verso il largo; ha una forma triangolare con le coste a Nord ed a Est arcuate.
La scogliera, lunga circa 3 Km, esistente tra l'isolotto in corrispondenza di Punta Lo Scanno e Punta Rondinella, è interrotta da due passi: Passo Lo Scanno e Passo Rondinella (o Del Diavolo); quest'ultimo è segnalato da due fanali d'entrata.
L'isolotto presenta tre punte denominate Punta La Forca a Ovest, Punta Lo Scanno a Nord e Punta Il Posto a Est. La costa si estende per sette chilometri.
Dalla riva orientale dell'isolotto si protende un pontile da sbarco in muratura, sulla cui testata il fondale raggiunge i 4 mt. di profondità. Circa 120 mt. a S del pontile in muratura ne esiste un altro lungo circa 70 m.
La massima lunghezza dell'isola da Punta La Forca a Punta Lo Scanno è di poco più di Km 2; la massima larghezza è di Km. 1,6; la massima altezza s.l.m. è di mt. 10 ed è su Punta La Forca.
b.-L'isolotto San Paolo
L'isolotto San Paolo, posto a SE dell' Isolotto di San Pietro, è molto più piccolo, ha una superficie di circa 5 ettari, è reniforme; è circondato da una secca che si estende soprattutto verso Nord.
Sulla riva Nord dell'Isolotto San Paolo si apre un porticciolo banchinato, quasi interamente escavato a 6 m, al quale si accede attraverso un canale navigabile largo 15-30 m; la banchina di levante del porticciolo ha fondali di 3 mt. Dall'estremità SE dell' isolotto San Paolo si protende, in direzione 120°, una diga lunga 220 m, alla cui estremità vi è un fanale costituito da una torretta cilindrica dipinta di rosso che delimita, insieme alla diga della secca di S. Vito che nasce dall'omonimo Capo, l'imboccatura del Mar Grande, larga circa 1.500 mt. La larghezza dell'isola misurata dalle due punte a Nord ed a Est è di circa 500 mt. La lunghezza delle coste è di mt. 1.500. Nel tratto intermedio tra le due isole Cheradi vi è una diga lunga poco più di 1 Km, dove si trovano numerose piccole secche che non superano i 5 mt. di profondità.
Le isole Cheradi distano dal Castello Aragonese della città di Taranto circa sei chilometri.
c.-Caratteristiche meteomarine della zona
I venti che provengono da Nord in genere durano parecchi giorni, diminuiscono di intensità o si calmano durante la notte e nelle prime ore del mattino, per soffiare con violenza durante le altre ore del giorno. Il vento di libeccio provoca mare grosso; lo scirocco è violento specialmente d'inverno e durante i mesi di maggio e giugno porta foschia e pioggia. In primavera il vento che proviene da Ovest (dalla Calabria) è di breve durata anche se alquanto violento e spesso si calma durante il tramonto. I venti che provengono da Sud e da Est portano nebbia.
Vi sono dei segni che precedono la comparsa dei venti che provengono da NE e da ENE, come la cortina di nubi che persiste sulle colline a Nord del Mar Piccolo finchè soffiano detti venti.
Durante questo regime risultano ben visibili le coste della Calabria.
Le correnti esterne sono piuttosto deboli, influenzate dai venti, con direzione E-W.
Le maree attorno alle Cheradi sono poco rilevanti; si aggirano attorno a 30-40 cm.
3.2-Aspetti geologici e storici
Gli specialisti giudicano tali aspetti di interesse elevato, non solo limitato al territorio
a.-La storia geologica
In una regione come la Puglia la cui ossatura, ossia le rocce più antiche, si è formata circa 100 milioni di anni fa, le isole Cheradi hanno origini geologiche relativamente recenti, come si può dedurre dai numerosi ed interessanti fossili di organismi marini presenti su di esse: coralli, gasteropodi e bivalvi indicano che la parte emersa delle isole si è formata al di sotto dell'attuale livello del mare, che circa 125 mila anni fa era più caldo di quello attuale e lambiva un territorio con caratteristiche molto simili a quelle della savana, molto diverso da quello attuale per il profilo delle coste, il paesaggio, la flora e la fauna sia terrestre che marina.
La storia geologica successiva, caratterizzata da una fase glaciale, ha visto ridursi il volume delle acque su tutto il pianeta e quindi abbassarsi il livello del mare. In questo periodo, circa 20.000 anni fa, le isole costituivano colline a circa 130 metri sul livello del mare di allora; anzi le Isole costituivano con l'attuale Punta Rondinella lo spartiacque fra due valli fluviali di cui una correva ove ora è il Mar Grande. Il miglioramento climatico successivo ha portato alla fusione di buona parte dei ghiacciai e al conseguente innalzamento del livello marino; questo ha raggiunto la sua posizione attuale, metro più metro meno, circa 6.000 anni fa. Allora le Isole erano ben lungi dall'essere ancora tali: costituivano una penisola, più o meno larga, sempre collegata all'attuale Punta Rondinella, protesa una decina di chilometri verso il mare aperto. In quel tempo, parallelamente all'evoluzione verso la forma ad "isola", ne inizia prima la preistoria e quindi la storia che corre, varia e complessa, strettamente legata a quella della città dirimpettaia.
Il mare ormai stabilizzato intorno alla posizione attuale inizia lo smantellamento dell'istmo fra Punta Rondinella e Punta lo Scanno. Probabilmente in quel tempo gli abitanti dei villaggi dello Scoglio del Tonno e di Punta Rondinella si recavano su quelle terre, ancora non isole, a caccia, come testimoniano alcuni rinvenimenti effettuati, e probabilmente le utilizzavano per usi agricoli o di pascolo.
b-Testimonianze antiche
Ormai divenute Isole, circa 4.000 anni fa, con Tucidide (storico ateniese. 460-395 a.C.), che le chiamò "Choìrades", iniziano le prime testimonianze scritte.
La leggenda vuole che lungo il suo viaggio dall'Oriente verso Roma, dopo essersi rifugiato una prima volta a San Pietro in Bevagna (traspare l'origine del nome), vi sia perigliosamente approdato San Pietro, sulla spiaggia detta "Apodonia", "cum nautis et sociis".
Con il tempo le isole furono abitate ripetutamente ed anche estesamente.
Resti di un abitato di epoca greca e poi romana sono stati trovati presso Punta Lo Scanno, di fronte alla Secca del Casale così indicata perchè i pescatori già nel Cinquecento potevano notare dalle barche sul basso fondale i resti di abitati "ingoiati dall'onde" (D'Aquino, fine Seicento). E nei dintorni dell'abitato evidenti sono le aree dedicate a necropoli, mentre su tutta l'area dell'Isola di San Pietro permangono i resti medioevali degli insediamenti rurali dei contadini.
In epoca medioevale la tradizione vuole che su entrambe le isole siano stati veri e propri monasteri di cui si leggono tracce negli scritti d'epoca; questi, dedicati a Sant'Andrea e a San Pietro, dovevano richiamare all'intorno una cospicua popolazione che doveva a sua volta popolare piccoli villaggi, poco più che masserie.
E in questo periodo le Isole servirono, a più riprese, quale ottime basi per svernare e come punto di appoggio per incursioni verso l'entroterra, alle bande di pirati, a volte vere e proprie flotte, in particolare di ottomani
c-Storia recente e fortificazioni
In tempi più recenti, siamo alla fine del Settecento, le isole attrassero l'attenzione del genio militare di Napoleone; su indicazione dell'Ammiraglio Villeneuve, l'Imperatore decise di fare di Taranto il suo avamposto nel Mar Mediterraneo ed a tal fine fece fortificare l'Isola di San Paolo. L'opera fu affidata ad un Generale dell'Artiglieria, lo scrittore e poeta Laclos, che, morto subito dopo, fu sepolto nella fortificazione che da lui prese il nome di "Forte Laclos".
Ha quindi inizio per le isole la destinazione quale strumento determinante per la difesa foranea di Taranto.
Con l'Unità d'Italia le isole furono subito sottoposte all'attenzione delle autorità marittime. Passate dai beni del Capitolo a quelli del regno, sull'Isola di San Paolo fu inizialmente costruito il Faro che doveva guidare i naviganti nel Mar Grande.
Alla fine del secolo, con la costruzione a Taranto della base navale sotto l'attenta direzione del Colonello Cugini, le isole divennero il cardine delle opere di difesa foranea previste. Sull'Isola di San Paolo furono costruite due fortificazioni: la Batteria Ammiraglio Aubry, con cannoni da 149 mm, e la Torre Corazzata Umberto I con obici da 400 mm; quest'ultima, ancora molto ben conservata, costituisce un mirabile esempio di ingegneria militare per grandiosità ed innovazione realizzativa, unico esempio sopravvissuto al mondo.
Sull'isola di San Pietro fu realizzata la Batteria omonima con sei obici da 280 mm. In questa occasione fu demolito il forte napoleonico di cui restano solo alcune tracce e il faro fu spostato e destinato ad ufficio del Genio Militare.
Oggi a distanza di più di un secolo quelle fortificazioni, inutili militarmente, conservano saldamente il fascino di un'architettura militare non più attuale ma sempre testimonianza della genialità dell'uomo: gli infissi lignei originali, le grate e le grondaie bronzee riccamente decorate attendono solo di essere restaurate ed utilizzate quali strutture museali.
Sull'isola di San Paolo la Fortezza e la Torre Corazzata rappresentano poi una curiosità paleontologica di tutto rispetto. I blocchi con cui la struttura è rivestita sono di calcare proveniente dalle vicine Murge tarantine, presente solamente, oltre che su San Paolo, in alcune località devastate dalla guerra nell'ex Jugoslavia, nel quale è possibile osservare i resti fossili di un organismo, un bivalve che viveva circa 100 milioni di anni fa, studiato per la prima volta in giacimenti pugliesi ora divenuti discariche o comunque distrutti dall'incuria e dalla scarsa sensibilità dell'uomo moderno verso le vestigia del passato.
Numerose sono quindi le "testimonianze" della storia naturale ed umana presenti sulle Cheradi; in particolare i resti fossili, molti dei quali a "cielo aperto", la cui importanza sfugge ai "non specialisti", rivestono un elevato interesse per la loro rarità e perchè di valenza tale da concorrere efficacemente a incrementare la conoscenza evolutiva non solo delle isole e di Taranto ma anche dell'intero Continente europeo.
3.3-Fondali e biocenosi
Le Isole Cheradi sono circondate da tratti di fondale che si diversificano in zone caratteristiche, creando una associazione biologica molto ricca e di grande interesse scientifico, già posta in evidenza dai ricercatori locali nel 1969 (Prof. Cosimo Sebastio) che ottennero la istituzione del "Parco Marino delle Isole Cheradi" lungo il versante meridionale delle isole con atti formali della Marina Militare e della Provincia di Taranto (1970).
In merito ai fondali è utile operare una distinzione fra le zone di mare a Sud delle due isole ed a Nord di San Pietro e le zone all'interno della rada in direzione Est.
Il tratto di mare all'interno della rada è caratterizzato da basso fondale con sedimento detritico fine; mentre le zone verso il mare aperto sono caratterizzate da diverse tipologie di fondale che abbracciano molte varietà di biocenosi tipiche del Mediterraneo centrale.
Il tratto di mare a Sud è il più vario; la batimetrica dei 50 metri, limite della roccia con il fango, non è parallela alla costa; secche a Sud e a Sud-Ovest dell'Isola di San Pietro si ergono da 30 fino a 10 metri; dalla riva fino ai 50 metri di profondità si susseguono diverse biocenosi: sabbia grossolana e roccia nuda, praterie di Posidonia e coralligeno.
Numerosi anfratti e rifugi riparano gli animali dalle correnti cariche di nutrienti provenienti dal largo, habitat ideale per moltissime specie di pesci.
La zona a Nord di San Pietro è caratterizzata da fondale basso a sabbie fini con praterie di Zoostera e Posidonia; è sufficientemente riparata dai venti e dalle onde di Scirocco.
Questa zona conserva ancora in parte le biocenosi tipiche: vongole, telline e cardium di vario genere si affossano nella sabbia in compagnia di vermi e gasteropodi; branchi di avannotti si rifugiano fra le fronde delle alghe.
Nella parte interna alla rada, l'apporto e l'accumulo di sabbie fini ha provocato una variazione dei fondali, ma non ha modificato del tutto gli habitat perchè la primordiale vocazione era quella di fondali bassi e sabbiosi. L'accumulo della sabbia ha ingrandito le aree dove si sono insediati per secoli prelibati molluschi quali i tartufi di mare (Vunus Verrucosa) e le cozze pelose (Mediolus Barbatus), oggi purtroppo molto vicini alla estinzione (le cozze pelose sono già praticamente estinte) a causa della dissennata azione di pesca; in particolar modo da parte dei sommozzatori abusivi.
Il recupero degli habitat compromessi a Sud delle due isole e a Nord di San Pietro è ancora possibile. Il mare ha ancora la potenzialità dell'autorecupero, purché l'uomo ponga un freno ad attività di pesca indiscriminata, ad esempio bloccando per un ragionevole periodo il prelievo della fauna ittica per consentirne il ripopolamento.
Peraltro le zone all'interno della rada, favorevoli alla produzione dei bivalvi, potrebbero essere efficacemente utilizzate per l'allevamento e la raccolta dei molluschi con presumibili risultati economici di rilievo, qualora valorizzate in maniera opportuna e valida dal punto di vista maricolturale (come avviene nella laguna veneta).
4.- Proposta di progetto
La proposta di progetto intende innanzitutto fornire indicazioni puntuali e ragionate volte a salvare la bella, aspra e rocciosa isola di San Paolo, ricca di testimonianze e di storia della natura e degli uomini, dalla eventuale lottizzazione che, a seguito della ipotizzata dismissione da parte della Marina e di una utilizzazione non equilibrata, porterebbe alla città vantaggi scarsi ed effimeri e peggiorerebbe ulteriormente la già allarmante situazione ambientale della città di Taranto.
Tale proposta è indirizzata a svelare tutti i tesori che l'isola ed i mari costieri conservano come uno scrigno che non va esaminato e sfruttato esteriormente ed indiscriminatamente, ma visitato innanzitutto per il prezioso contenuto che ha preservato gelosamente per secoli, anzi per millenni, e che è tutto da studiare, da scoprire e da valorizzare: dai rari fossili alla flora ed alla fauna marina e terrestre; dalle testimonianze delle popolazioni che le hanno abitate alle strutture architettoniche antiche ancora presenti e facilmente recuperabili; dallo studio dei miti e delle leggende alle opere letterarie e poetiche che ha ispirato unita indissolubilmente all'isola di San Pietro, nel mitico nome di Cheradi.
Mira inoltre a sviluppare iniziative che valorizzino le potenzialità naturali presenti: si pensa in particolare a concorrere allo sviluppo della vela, quale attività sportiva ecologica; alla formazione di docenti e di studenti (biologi, geologi, archeologi, ingegneri, guide ecologiche, ecc) quali operatori specializzati nelle riprese video e fotografiche del mondo sommerso, indispensabile per favorire lo studio, la conoscenza e l'amore per il mare.
Prevede il restauro del forte ottocentesco, austero, architettonicamente affascinante, esteso circa 6.000 mq, la cui utilizzazione potrebbe essere quella di organizzarvi una <<mostra permanente sull'ambiente e sulla marineria>>, viva, dinamica, in continuo aggiornamento.
Un'idea potrebbe essere quella di riportarlo alle condizioni originali anche con simulatori di ambiente e modelli (armi, arredamento, manichini con divide antiche, ecc.).
Il progetto è finalizzato anche a creare una "palestra" per i ricercatori e gli studenti delle scuole medie superiori ed universitarie, nonché a realizzare un laboratorio operativo di ricerca multidisciplinare ed a sviluppare sperimentazioni in settori innovativi pertinenti quali l'energia eolica, l'energia solare e le telecomunicazioni; infine, sfruttando il fatto che verso Sud vi è l'aperto Mare Jonio, prevedere la esecuzione di prove e di sperimentazioni nei settori delle tecniche radar di avanguardia e dell'elettroacustica.
L'isola di San Paolo potrebbe divenire in sintesi una sede di incontro fra scienza e umanesimo, un luogo in cui scienziati, ricercatori, tecnici possano lavorare insieme e integrare le loro conoscenze: una perla su cui attivare turismo controllato, ecologico e culturale. Può divenire l'isola della scienza, del progresso, della tecnica, dello studio, della ricerca.
Poiché l'utilizzazione dell'isola deve puntare a sollecitare interessi diffusi non solo locali per attirare investimenti produttivi ed innovativi, la soluzione più adatta può essere perseguita efficacemente inserendo l'isola nel circuito delle "Aree protette", comprendente cioè la terra ed il mare, costituendo così un unico sistema da gestire congiuntamente.
Si riportano, per opportuna conoscenza, negli annessi C e D rispettivamente il decreto istitutivo ministeriale e le successive modificazioni al predetto decreto, relativi alla riserva marina <<isole Ciclopi>>.
Di seguito vengono riportate i principali elementi attuativi, che naturalmente necessitano di approfondimento e di precisazioni.
4.1-Promozione dell'iniziativa
Un primo passo per realizzare il progetto è costituito da quelle azioni volte a promuovere l'idea ed a catalizzare attorno ad essa le forze aggregabili, evidenziando i vantaggi di immagine e pratici che essa può offrire.
Il compito di organismo promotore potrebbe essere svolto dalla Fondazione Ammiraglio Michelagnoli in qualità di istituzione che già ingloba nei propri organi statutari e nel
Comitato tecnico-scientifico i principali soggetti istituzionali, del mondo universitario, della ricerca e dell'industria, capaci e deputati a promuovere e progettare, senza finalità di lucro, questa che potrebbe, anzi che deve, essere una iniziativa trainante, nel settore del mare, non solo per il territorio ionico.
L'organismo promotore deve farsi carico di definire tutto ciò che è necessario dal punto di vista preliminare e strategico per la elaborazione del progetto di fattibilità ed in particolare:
- soggetti partecipanti;
- finalità;
- attività;
- necessità di strutture;
- tipologia organizzativa.
Quanto sopra adoperandosi per armonizzare eventuali interessi contrastanti e per coinvolgere gli organismi più idonei, molti dei quali sono comunque già "Sostenitori" della Fondazione Michelagnoli, costituiti da:
- Enti Territoriali locali;
- Università ed istituzioni di educazione superiore e di ricerca;
- una o più imprese leader nel campo delle tematiche che si intendono sviluppare e diffondere.
La Fondazione, in qualità di Ente promotore, dovrà inoltre analizzare, d'intesa con gli organismi citati, tutti gli elementi utili per attivare la realizzazione dell'idea. Dovrà, inoltre, procedere ad una analisi dei comparti produttivi e scientifici interessati e delineare un quadro complessivo delle risorse economiche dell'area, attuali e potenziali, individuando altresì sostanziali ed obiettivi punti di forza e vincoli per delineare tutti i principali aspetti del progetto ed evidenziare le concrete prospettive di successo.
Secondo passo importante è quello relativo alla individuazione della configurazione giuridica dell'Ente realizzatore e gestore.
Comunque appare opportuno prevedere una gestione improntata su criteri imprenditoriali che consentano di perseguire un utile "oggettivo" volto a concorrere a soddisfare il proprio sostentamento e potenziamento.
Infatti lo spirito imprenditoriale che deve permeare la gestione risulta essere il principale fattore di successo.
Si deve in sintesi perseguire una sorta di autofinanziamento inteso come aggiuntivo e complementare all'impegno finanziario dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali. E' inoltre auspicabile operare ogni sforzo per ottenere le ingenti disponibilità finanziarie derivanti dai programmi di sostegno comunitari; e ciò si persegue potenziando le capacità progettuali ed imparando seriamente e professionalmente ad elaborare progetti secondo le direttive comunitarie.
Non è quindi determinante la "proprietà" del bene, quanto gli obiettivi, i soggetti partecipanti (presenti sia nel comitato tecnico-scientifico che nel consiglio di amministrazione), le attività e i vincoli che devono essere chiaramente determinati in modo che l'Ente gestore possa operare senza incertezze.
Appare peraltro opportuno sottolineare l'importanza del "Responsabile" (o "Park Manager" o "Direttore Generale") che dovrà avere capacità manageriali ed esperienza sul tema idonee per condurre l'iniziativa con la giusta velocità, con efficacia e con efficienza.
4.2-Obiettivi
Il progetto <<San Paolo>> si configura come uno strumento atto a perseguire le finalità delle aree protette (conservazione e valorizzazione dell'ambiente) attraverso attività innovative che favoriscano la collaborazione fra i principali produttori della ricerca (il mondo universitario e della ricerca) e gli utilizzatori della stessa (l'Industria, gli operatori economici e, dal punto di vista strategico, le Istituzioni).
La capacità innovativa è basilare per ottenere sviluppo, inteso non solo come salute dei bilanci ma anche come benessere socio-economico, con riferimento all'occupazione ed alla capacità di salvaguardia ambientale.
L'innovazione è il frutto principale della divulgazione della ricerca scientifica che favorisce in modo determinante il conseguimento di soluzioni di problemi complessi ed impellenti; va intesa come studio e applicazione non solo di nuove tecnologie di prodotto e/o di processo, ma anche di nuove formule organizzative e collaborative; per essere perseguita in modo sistematico e proficuo necessita di articolati e complessi equilibri ed interconnessioni fra operatori e forze intellettuali di varia natura, nonché di indirizzi specifici, seppur di ampio respiro, preminentemente per le attività di ricerca.
- Il progetto, orientato ad analizzare ed ottimizzare le possibili soluzioni dei numerosi ed interdipendenti problemi relativi alla gestione del complesso "mondo del mare", persegue quindi i seguenti obiettivi strettamente connessi, complementari e conseguibili contemporaneamente oppure per passi successivi, in relazione alla possibilità di porre in essere delle attività pertinenti in cui possono concretizzarsi:
-
salvaguardia e valorizzazione delle caratteristiche dell'ambiente marino, delle caratteristiche naturalistico-paesaggistiche delle isole e delle testimonianze antropologiche, storiche, architettoniche, archeologiche presenti;
-
diffusione di cultura globale marina, sia tecnica che umanistica;-potenziamento dell'attività di ricerca;-innalzamento della qualità del processo formativo e valorizzazione delle risorse umane;
-
raggiungimento di "eccellenza" in ben determinati settori della scienza e della tecnologia connessi con la gestione del mare e delle coste;consolidamento dei rapporti tra Università, Industria ed Istituzioni;
-
creazione di nuove tecnologie volte al perseguimento dello "sviluppo sostenibile";
-
diffusione della utilizzazione delle conoscenze generate dalla ricerca;
-
attivazione di opportunità per frenare la disastrosa "fuga di cervelli" specialmente giovanili dal territorio.
4.3-Finalità
Le finalità di base del progetto, imperniato essenzialmente sulla utilizzazione dell'isola di San Paolo quale area naturale protetta, sono:
- il risanamento e la protezione ambientale dell'area marina interessata, con particolare riferimento alla tutela ed alla valorizzazione delle risorse biologiche ed al ripopolamento ittico della zona;
- la diffusione della conoscenza della ecologia e della biologia degli ambienti marini e delle peculiari caratteristiche geologiche e geomorfologiche del sistema mare-coste-isole;
- lo svolgimento dei programmi di carattere divulgativo-educativo per il miglioramento della cultura globale del "pianeta mare", con particolare riferimento al campo della biologia e della ecologia marina;
- l'effettuazione di programmi di ricerca scientifica nei settori della biologia marina, della geologia, della tutela e del risanamento ambientale, tramite anche il monitoraggio delle condizioni ambientali della zona;
- la realizzazione di una mostra permanente relativa al mondo del mare e della marineria;
- l'allestimento di un laboratorio multidisciplinare nei vari settori attinenti alle tecnologie marine, punto di riferimento e di impiego "sul campo" sia delle Università tarantine e del Politecnico, che dell'Istituto Sperimentale Talassografico che dell'Industria aderente all'iniziativa;
- la promozione di sperimentazioni nel settore di tecnologie marine di avanguardia volte ad individuare prodotti o processi utili per perseguire uno sviluppo socio-economico sostenibile.
4.4- Zonazione
All'interno di un'area protetta non di rado si manifestano:
- necessità di controllare e limitare le attività che possono determinare un impatto ambientale negativo;richieste per attività di fruizione fra loro incompatibili (per esempio pesca industriale, tutela dell'ambiente, salvaguardia della biodiversità, protezione di specie in via di estinzione);
- aspettative di sviluppo della popolazione residente, che spesso sono in conflitto con quelle dell'Ente gestore.
Lo strumento per risolvere questi contrasti è il piano di zonazione che porta alla separazione delle attività ( o dello sfruttamento) nello spazio e nel tempo. Per suddivisione dello spazio si intende l'individuazione, all'interno del perimetro dell'area protetta, di alcune zone gestite in maniera diversificata, secondo determinati criteri codificati ed identificati a priori nel piano di gestione.
- permettere all'interno dell'area tutelata lo svolgimento di tutte le attività consentite dal piano di gestione, dalla protezione integrale ai diversi tipi di sfruttamento;
- stabilire la necessità e l'estensione di zone di riserva integrale dove la presenza dell'uomo è fortemente controllata o eventualmente proibita;
- tenere separate attività fra loro incompatibili: ciò facendo si guadagna in sicurezza e si ottiene la soddisfazione di tutti i fruitori;proteggere le risorse durante le fasi più delicate del loro ciclo biologico.
- ZONA A - area protetta integrale. Potrebbe comprendere il tratto di mare che si estende a Sud dell'isola di San Pietro verso il largo per Km 2,5 fino alla batimetrica dei 30 mt. compreso fra Punta La Forca ed il faro di San Paolo. Nella zona a mare sarebbe vietata qualsiasi forma di pesca e qualsiasi attività che possa arrecare danni all'ambiente;
- ZONA B - area protetta generale. Potrebbe comprendere il tratto di mare che si estende ad Ovest e Nord-Ovest di San Pietro verso il largo per 1 Km circa e che ingloba le secche segnalate da apposita boetta e termina in corrispondenza della scogliera che parte da Punta Rondinella. In tale zona sarebbero consentite tutte le attività, purché non in conflitto con le finalità dell'<<Area Protetta>> (fotografia subacquea, pesca sportiva esercitata con lenze da fermo); non sarebbe consentita invece qualsiasi forma di pesca a scopo di lucro o di prelievo da parte dei subacquei muniti o meno di autorespiratori;
- ZONA C - area protetta parziale. Potrebbe comprendere l'isola di San Paolo ed il tratto di mare che si estende ad Est e Nord-Est delle Cheradi verso il largo per 2 Km. In tale zona sarebbero consentite e gestite solo alcune attività di maricoltura previa autorizzazione; inoltre il progetto prevede di promuovere lo sviluppo imprenditoriale, scientificamente valido e tecnicamente all'avanguardia, della maricoltura nel settore dei bivalvi (come già avviene nella Laguna di Venezia). Sull'isola di San Paolo sono previste tutte quelle attività umane volte alla didattica, alla ricerca marina ed al turismo culturale, sviluppate per perseguire e divulgare i criteri dello "sfruttamento compatibile"
L'espletamento della delicata ed importante funzione della sorveglianza delle aree naturali protette è affidata dalla legge 394/91 al Corpo Forestale dello Stato. Ed è inoltre in cantiere l'idea di provvedere alla loro formazione e specializzazione ai fini della conservazione della natura, nonché di trasferire i reparti pertinenti alle dipendenze funzionali del Ministero dell'Ambiente e degli Enti gestori delle aree protette.
Al riguardo inoltre si sottolinea che la Marina Militare ha già posto sotto tutela ambientale le proprie aree demaniali, e quindi anche le isole Cheradi, con il supporto del Corpo Forestale dello Stato.
4.5-Misure di sostegno
La legge 394/91 è finalizzata a creare e gestire un sistema nazionale di aree protette che situi l'Italia a livello dei Paesi più avanzati.
La legge si propone, in linea con gli art. 9 e 32 della Costituzione, di "garantire e promuovere in forma coordinata la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese; cioè si propone come un mezzo fondamentale - per i principi, gli indirizzi e gli strumenti in esso contenuti - di governo dell'ambiente".
La Prima Conferenza Nazionale sulle Aree Naturali Protette, dianzi segnalata, testimonia la decisa volontà del Parlamento e la urgente necessità di aprire una nuova e più avanzata fase di sviluppo della politica nazionale per le aree protette.
L'obiettivo generale di conservazione e valorizzazione delle aree protette, democraticamente condiviso, deve essere perseguito da tutto il sistema istituzionale con funzioni differenti: dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni. Lo Stato deve garantire in primo luogo, anche se non in misura esclusiva, l'attuazione degli accordi internazionali, delle direttive e delle politiche europee; deve garantire la tutela e la valorizzazione, nel breve e nel lungo termine, del patrimonio naturale ed ambientale del Paese.
Questo patrimonio naturale ed ambientale va conservato per obbligo internazionale perchè è una risorsa per il Paese.
Per quanto riguarda la aree naturali protette di interesse regionale, la legge 394/91 ha stabilito i principi fondamentali attraverso norme-quadro che sono tutte improntate all'attribuzione alle autonomie locali da parte delle Regioni di ruoli e funzioni rilevanti come la partecipazione delle Province e dei Comuni ai procedimenti di istituzione dell'area protetta.>> (Sen. Edo Ronchi. Prima Conferenza Nazionale Aree Naturali Protette del 25/9/97).
Sulla base delle esperienze maturate negli anni, la legge 394/91 ha realizzato un superamento del sistema vincolistico che imponeva divieti. Alla protezione si è sostituita la conservazione frutto del dinamismo progettuale dei vari soggetti interessati.
Peraltro le finalità che si propone la legge verte a garantire e promuovere non solo la conservazione ma anche la valorizzazione del patrimonio naturale; si sollecitano metodi di gestione idonei a realizzare una integrazione fra uomo ed ambiente naturale, salvaguardando le attività tradizionali, promuovendo attività ricreative compatibili e la valorizzazione delle attività di sperimentazione e produttive compatibili.
La conservazione quindi si esprime come un momento dinamico, evolutivo, di crescita, di sviluppo sostenibile.
Un altro elemento degno di rilievo della legge riguarda il rapporto cultura-natura quando propone la "salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici ed architettonici", elementi che si intende coniugare nel progetto San Paolo.
L'istituzione di un'area protetta è quindi un'occasione per perseguire uno sviluppo sostenibile e durevole, attivare opportunità di lavoro, produrre benessere, divulgare una immagine positiva del luogo. Ma non solo; costituisce anche un'occasione per ottenere sostegni economici comunitari e nazionali in diversi settori quali ad esempio la ricerca marina, il turismo, le nuove fonti energetiche, la pesca, i trasporti.
L'U.E. è il riferimento obbligatorio per gli indirizzi di politica socio-economica connessa con la salvaguardia ambientale.
Il V programma d'azione della U.E. (1992-2000) porta il significativo titolo "Per uno sviluppo durevole e sostenibile" perchè non possiamo permetterci di "aspettare......e sbagliare".
Per l'U.E. un'area naturale protetta è un destinatario prioritario di azioni di sostegno.
Esiste inoltre l'interessante programma comunitario(1994-1999) relativo allo sviluppo e valorizzazione del turismo sostenibile nelle Regioni dell'obiettivo uno, cioè del Mezzogiorno d'Italia. Tale programma peraltro prevede sostegni per il recupero dell'edilizia di edifici pubblici dismessi da destinare al "potenziamento dell'offerta turistica". Il pensiero corre al restauro della Fortezza di San Paolo.
E poi, sempre della U.E., vi sono i programmi per la ricerca, per i laboratori delle aree protette; i programmi "Life-Natura"; i fondi strutturali.
Numerosi inoltre sono le misure di sostegno nazionali.
Condizione necessaria è la acquisizione della capacità di elaborare e realizzare progetti coerenti con le fondamentali scelte di sviluppo economico e valorizzazione ambientale assunte dai diversi soggetti pubblici erogatori di fondi comunitari e nazionali.
4.6.- Soggetti ed attività
Il progetto San Paolo sollecita e concentra gli interessi di organismi di diversa natura che hanno la volontà di integrare le proprie attività per incrementare le conoscenze del mare, del territorio e dell'ambiente e per creare nuove opportunità nel settore delle tecnologie marine in aree che richiedono necessariamente la sinergia di soggetti con elevate competenze e potenzialità specialistiche diversificate e complementari: sinergia che bene si adatta alla richiesta di indipendenza dei singoli soggetti in quanto, privilegiando la flessibilità e la autonomia, presuppone l'interrelazione ed il coordinamento orizzontale e non verticistico che nessun soggetto (nè le Istituzioni, nè le Università, nè la Ricerca, nè l'Industria) potrebbe accettare per molteplici motivi consuetudinari e tradizionali e spesso anche statutari.
Peraltro potrebbero essere necessarie anche collaborazioni e relazioni a tempo determinato, operazioni che si coniugano con la sinergia, temporanea o permanente in relazione a decisioni ed interessi reciproci.
E' comunque indispensabile creare delle forti incentivazioni e convenienze, di carattere economico, o promozionale o ideale, per tutti i soggetti, motivandoli ad operare con efficacia ed efficienza, in modo che la potenzialità offerta dalla collaborazione sia maggiore di quella dei singoli, per quanto organizzati ed economicamente forti.
Il progetto può anche divenire un volano ed un banco di prova per la realizzazione del Parco Scientifico e Tecnologico "Mare Nostrum", promosso a Taranto dalla Fondazione Michelagnoli, quale strumento di sviluppo socio economico di ampio respiro, basato sul trasferimento tecnologico dalla ricerca alle attività produttive (iniziativa che naturalmente coinvolgerà al momento opportuno organismi produttivi).
L'idea del progetto San Paolo è stata giudicata subito non solo possibile ma anche fortemente desiderata da tutti i soggetti interpellati, i quali hanno unanimemente concordato circa il convincimento della convenienza di mettere a confronto conoscenze diversificate unitamente ai vantaggi derivanti dalla "fertilizzazione incrociata", ossia dallo scambio delle esperienze di studio e di lavoro di specialisti di discipline diverse.
Considerando inoltre le capacità, le potenzialità ed il rilievo dei soggetti aderenti, le attività da sviluppare (sulla base delle preziose conoscenze acquisibili su San Paolo e sulle aree di mare adiacenti e sulla base di opportuni confronti e valorizzazione di dati disponibili dai vari soggetti) sono volte a definire dati conoscitivi, soluzioni ed interventi puntuali e decisivi non solo per il territorio ionico ma anche di più ampio respiro, validi cioè per i mari e le coste sia nazionali che del Mediterraneo.
Infatti Taranto, con i suoi tre mari, Mare Ionio (mare aperto), Mare Grande (rada aperta) e Mare Piccolo (rada chiusa) e con le isole Cheradi, rappresenta un'area di riferimento ideale per svolgere ricerche e sperimentazioni nei vari settori attinenti all'ambiente marino ed alle tecnologie marine in quanto racchiude in linea di massima le caratteristiche naturali ed ambientali di tutto il Mediterraneo.
Inoltre la storia antica e recente dell'area consente di valutare l'impatto che le attività umane hanno indotto sull'ambiente nel tempo; caratteristica che rende il sistema Taranto un "laboratorio a cielo aperto" valido anche per definire modelli di sviluppo sostenibile.
Si sottolinea peraltro che esistono validi motivi per auspicare il sostegno da parte del Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, del Ministero dei Trasporti e della Navigazione e del Ministero dell'Ambiente/Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare, Dicasteri sostenitori della Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli., propugnatori della istituzione di Aree Naturali Protette e di iniziative volte a favorire la cultura del mare ed a promuovere la ricerca marina e lo sviluppo sostenibile
Si elencano di seguito i soggetti che hanno manifestato interesse al progetto e le attività di pertinenza, come anche sintetizzato nella apposita tabella. Sono coinvolti, nei campi di specifica competenza:
- a.-Università degli Studi di Bari e di Leccela Sezione di Geografia Fisica e di Geomorfologia dell'Università di Bari, principale promotore dell'idea progettuale;il Dipartimento di Geologia e di Geofisica dell'Università di Bari;la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università di Bari;il Corso di Laurea in Scienze Ambientali decentrato a Taranto;la Scuola di Specializzazione in Archeologia dell'Università di Lecce.
- b.- Politecnico di Bari - Il Politecnico è interessato agli aspetti architettonici del forte ottocentesco presente su San Paolo nonché alle sperimentazioni relative alle tecnologie marine innovative ed a quelle attinenti a nuove forme di energia da attivare con dei partner di rilievo.
- c.-CoNISMa - E' il Consorzio Nazionale Interuniversitario di Scienze del Mare che raggruppa le principali 22 Università Italiane con Facoltà di Scienze del Mare; organismo sottoposto a vigilanza del Ministero Università e Ricerca, deputato a sviluppare studi e ricerche finalizzate alla ottimizzazione della tutela e della valorizzazione delle risorse biologiche, alla protezione ambientale delle Aree Marine Protette, al ripopolamento ittico, agli studi della interfaccia aria-terra-mare, ecc., anche coordinando il lavoro delle varie Università, consolidando confronti con istituzioni Universitarie del bacino del Mediterraneo e perseguendo sbocchi pratici ai risultati delle ricerche.
- d.-Alenia Difesa D. S. N. - Di interesse e di pertinenza della prestigiosa Industria, socio della Fondazione, sono, fra l'altro, la sperimentazione e lo sviluppo, da svolgere anche d'intesa con il Politecnico, di progetti e di apparecchiature attinenti a tecnologie innovative ed alle energie alternative, quali: controllo automatico per il traffico marittimo (che interessa in particolare la tecnica radar ed elettroacustica, le telecomunicazioni anche satellitari, i sistemi informativi, i sistemi di comando e controllo); energia eolica; energia solare.
- e.-ENEA - In merito alle sperimentazioni nel settore delle energie alternative, si sottolinea la disponibilità offerta dall'ENEA, che certamente costituisce un ulteriore punto di forza del progetto Cheradi.
- f.-Scuola Universitaria di Maricoltura di Taranto - Il giovane Istituto universitario tarantino è interessato a utilizzare l'isola di San Paolo e l'area di mare adiacente per svolgere non solo studi e ricerche, ma anche sperimentazioni, nel settore della Maricoltura e delle discipline a questa collegata (Ittiopatologia, Medicina veterinaria, ecc.), anche d'intesa con operatori della pesca.
- g.-CNR - Gli studi e le ricerche di pertinenza del CNR riguardano, in modo particolare: la tutela delle risorse biologiche; il monitoring dell'ambiente marino; il ripopolamento algale.
- h.- Cooperative di Pescatori. - Sono direttamente e particolarmente interessate a progetti di maricoltura avanzata, unitamente allo svolgimento di compiti di gestione di servizi marinareschi.
- i.-Autorità Portuale & Ente Camerale - Potrebbero essere deputati a svolgere un importante compito operativo assicurando la organizzazione e la gestione dei vari servizi generali utili alla vita dell'Area Protetta, anche attraverso l'impiego ritenuto più opportuno di organizzazioni portuali. Si indicano i principali servizi a cui si fa riferimento: concorso nella organizzazione di iniziative nel settore dello sport velico; la responsabilità della foresteria e dei servizi di ristorazione sull'isola;
- la vigilanza dell'isola e dell'area marina protetta; il trasporto navale San Paolo-terraferma..
- l.-Expomed/EUR - E' l'organismo capitolino promosso dall'Ente EUR e dalla Presidenza dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, nel quale la Fondazione svolge il compito di "coordinamento" del relativo Comitato tecnico-scientifico, composto da vari organismi di rilievo fra i quali si menzionano ALENIA DIFESA, CNR, Comune e Provincia di Roma, CoNISMA, ENEA, Ente EUR, IBM, TELECOM, che sono stati interessati anche al progetto San Paolo). Expomed/EUR ha l'obiettivo di fare divenire Roma la capitale della cultura del mare e della Mediterraneità, anche in previsione del Giubileo del 2000, attraverso varie iniziative fra cui la realizzazione dell'Istituto euro-afro-asiatico in una prestigiosa costruzione dell'EUR ed una idonea valorizzazione dei numerosi musei ed istituti culturali dislocati presso lo stesso quartiere EUR.
- Il progetto San Paolo è quindi inquadrabile in un sistema scientifico-operativo nazionale di respiro mediterraneo, di cui aspira a divenire un braccio operativo, con un filo diretto e privilegiato con la capitale e le relative strutture di pertinenza.
- m.-Forum per la Laguna. - E un'organizzazione sostenuta dall'UNESCO e dall'U.E., operante a Venezia, già ampiamente connessa con varie realtà di Paesi del Mediterraneo, finalizzata a divulgare una corretta ed efficace politica di "educazione ambientale marina nel Mediterraneo", come contributo alla cooperazione tra i popoli.
- Il progetto San Paolo è deputato a consolidare il collegamento avviato dalla Fondazione al fine di concorre a fare di Taranto un nodo operativo nel Meridione per il perseguimento delle succitate nobili finalità (contatti in tal senso già intrapresi).
- n.- A.N.M.I. (Associazione Nazionale dei Marinai d'Italia) - La antica Associazione Nazionale dei Marinai d'Italia, che conta oltre quattrocentocinquanta Gruppi distribuiti sul territorio nazionale ed un valido Gruppo a Taranto, efficace sostenitore della Fondazione Michelagnoli, è deputata a svolgere compiti operativi di natura marinaresca, a similitudine di quanto avviene in altri Paesi a cura di Associazioni similari, particolarmente adatte a divulgare l'amore per il mare e di trasferire alle nuove generazioni le esperienze, le vocazioni e le tradizioni della marineria: assistenza alle attività veliche; concorso nella organizzazione di rassegne su tematiche marine;
- concorso nello espletamento dei delicati compiti di organizzazione, vigilanza e guida per la "mostra permanente" prevista nel Forte ottocentesco di San Paolo, opportunamente restaurato e riportato alle origini.
- o.-L.N.I. (Lega Navale Italiana) - La Sezione di Taranto della altrettanto antica Lega Navale Italiana (cento anni nel 1997) è disponibile ad offrire il proprio sostegno specialmente per concorrere alla organizzazione di attività veliche di rilievo, d'intesa con la Autorità Portuale e con l'A.N.M.I.
- p.-Fondazione Marittima Ammiraglio Michelagnoli - La Fondazione è giudicata unanimemente l'organismo più idoneo ad avviare tutto il progetto ed a continuare a svolgere l'opera di <<armonizzazione>> nonché di valorizzazione del lavoro propositivo e promozionale in linea con gli scopi statutari e grazie alle capacità e caratteristiche operative di organismo snello, efficiente e trasparente. E' infatti una istituzione senza fini di lucro, patrocinata dalla Marina Militare; istituita dalla Provincia di Taranto, dal Comune di Taranto, dall'Alenia Difesa Divisione Sistemi Navali e dalla Banca Popolare di Puglia e Basilicata, presenti con i propri rappresentanti legali nel Consiglio Generale; dotata di riconoscimento della personalità giuridica (decreto Ministro ex Marina Mercantile 28 aprile 1992, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 177 del 29 luglio 1992); sottoposta a tutela e vigilanza del Ministero Università e Ricerca Scientifica e Tecnologica, del Ministero Trasporti e Navigazione e del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali; propugnata dall'Ispettorato Centrale per la difesa del Mare del Ministero dell'Ambiente; sostenuta dal CNR e dalla Banca del Salento, presenti nel Consiglio Direttivo; dotata di una dignitosa sede, di una bibliomediateca del Mare, di una ricca fototeca, di un laboratorio informatico di attualità e di qualità.
4.7-Strutture
- forte ottocentesco, di circa 6.000 mq;
- capannone A, di 700 mq, alto circa 8 mt;
- capannone B, di 700 mq, alto circa 8 mt;
- palazzina grande, di circa 500 mq, composta da due piani e da 20 stanze;
- palazzina piccola, di circa 100 mq, piano terra, 5 stanze.